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Diario di vendemmia

Ero piccola, di un'età indefinita.. ma piccola. Io e mia sorella aiutavamo la nonna nella vendemmi del vigneto di famiglia... un fazzoletto di terra coltivato con cura dalle mani esperte della nonna che stagione sopo stagione potava, "drizzava", sfoltiva e diradava... faceva utto il necessario per arrivare pronta e fiera a mostrare la sua uva perfetta nel giorno della grande festa... la vendemmia.

A casa nostra era una festa, una scusa per ritrovarci a pranzo tutti insieme, sii, sii acquisiti, cugini dei cugini degli zii etc... tutti riuniti per aggiornarsi su un anno di pettegolezzi di paese e per cercare di stimare i gradi e gli zuccheri della raccolta di quell'annata in cui aveva sempre "piovuto troppo", "fatto troppo such (aciutto)", "rischiato di grandinare"etc.

Quanto piaceva a mia sorella ed a me atteggiarci a viticoltrici... portare dei piccoli cesti colmi di grappoili dal viola intenso dal filare fino al grosso trattore con la grande tinozza, dove gli uomini di casa stimavano il peso e fantasticavano sul vino che ne sarebbe venuto. Avevamo due piccoli coltellini appositi, ricurvi, richiudibili ed appiccicosi come quelli "dei grandi" ma più adatti alle nostre mani piccole... giocavamo alle esperte... raccoglievamo i grappoli più grossi per fare bella figura e ci prendevamo le sgridate della mamma per avre fatto "un lavoro a metà"!

Non tutta l'uva arrivava al trattore, molte volte, nascoste tra un flare e l'altro facevamo uno spuntino...d'altronde la giornata aveva anche quello scopo... capire se l'uva era buona, e noi, eravamo assaggiatrici ufficiali! La nonna rideva e scherzava... lavorava come una cavaletta saltellante di filare in filare, abbeverata solo dalla "gassosa" che si portava appresso e si premurava sempre di portare la "brenta" più pesante... era lei che sentiva l'onere e l'onore di quel raccolto.. quell'uva era il suo frutto!

Che ridere quando per scherzo ci lasciarono pigiare l'uva come vere contadine. Inizialmente un po' di imbarazzo.. a piedi nudi in un contenitore enormepieno d'uva fredda e scivolosa... con mia sorella che a malapena raggiungeva l'orlo del recipiente e con i pidi nudi immersi in una poltiglia giallo-bluastra dall'odore intenso e pungente... ma che esperienza!!! Gli acini che scoppiettano sotto i piedi ed i raspi che si infilano tra le dita pizzicando la pelle... un gioco che sapeva di vecchio... una tradizione che ormai sa di storia...


La nostra vendemmia finiva in cantina... di lì in poi, a noi bambine, non ci sembrava più molto interessante capire cosa sarebbe successo a quell'uva.. quale vino ne sarebbe derivato e quali passaggi fino a ritrovarlo nei nostri bicchieri, mischiato con molta acqua ed accompagnato ad un panino col formaggio... perchè secondo i nonni il vino di casa "fa sangue"... e chi li contraddice!!!

Fonte: testimonianza nn